A 80 dalla Seconda Guerra Mondiale, molti europei ne ritengono una terza imminente

A 80 dalla Seconda Guerra Mondiale, molti europei ne ritengono una terza imminente

Luca Mapelli - 6 maggio 2025

Un nuovo studio YouGov raccoglie le opinioni di europei e statunitensi tra passato e scenari futuri

L’8 maggio ricorre l’ottantesimo anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale in Europa. Ma il conflitto è ancora attuale, secondo un nuovo studio YouGov condotto in Italia, Francia, Germania, Spagna, Gran Bretagna e Stati Uniti.

La maggiorana degli europei e degli statunitensi ritiene che gli eventi della Seconda Guerra Mondiale e degli anni che l’hanno preceduta siano rilevanti per il presente: si va dal 72% dei tedeschi all’87% degli spagnoli che lo pensano, passando per l’84% degli italiani che condivide la medesima opinione.

La rilevanza odierna di eventi distanti otto decadi si accompagna alla percezione che i Paesi dell'Asse abbiano tutto sommato fatto un discreto lavoro nel fare i conti con il proprio passato: in quasi tutti i Paesi intervistati, più rispondenti giudicano “ottimo” o “buono” il lavoro effettuato da Germania, Italia e Giappone rispetto a chi lo ritiene “cattivo” o “pessimo”. Le cifre meno lusinghiere si osservano però proprio per l'Italia: il 30% dei nostri compatrioti ritiene "ottimo" o "buono" il lavoro fatto nell'affrontare le azioni del Passato, contro il 22% che lo ritiene "cattivo" o "pessimo"; e i Tedeschi sono ancora più severi nei nostri confronti, con solo il 13% che giudica positivamente la nostra elaborazione storica.

Nonostante il lavoro fatto dai vari Paesi per fare i conti con il passato, il rischio di ripeterne gli errori viene percepito come reale secondo la maggior parte degli intervistati. Una pluralità di rispondenti ritiene infatti possibile che, durante il corso della propria vita, nel proprio Paese possano verificarsi crimini simili a quelli verificatisi in Germania negli anni ’30 e ’40 del Novecento: si va dal 31% degli spagnoli che lo ritiene possibile, alle cifre più alte raggiunte in Germania (44%) e Stati Uniti (52%). Gli USA, in particolare, sono il Paese in cui anche gli europei ritengono più probabile il verificarsi di crimini paragonabili a quelli del passato tedesco.

Molti europei e statunitensi ritengono la Terza Guerra Mondiale imminente

A ottant’anni dalla fine della Seconda, la prospettiva di un altro conflitto globale aleggia di nuovo sul continente. Percentuali di rispondenti comprese tra il 41% e il 55% in ciascun Paese intervistato pensano infatti che un’altra guerra mondiale sia probabile nell’arco dei prossimi 5-10 anni. Dall’altra parte dell’Atlantico, anche il 45% degli statunitensi condivide questa opinione. La fetta di popolazione che ritiene probabile un nuovo conflitto mondiale è superiore a chi lo ritiene improbabile in tutti i Paesi presi in esame, a eccezione di Regno Unito e Germania, in cui le percentuali si equivalgono. In Italia, in particolare, il 46% ritiene probabile questo scenario, contro il 27% che lo ritiene improbabile.

Il principale rischio per la pace in Europa viene individuato nelle tensioni tra Russia e altri Paesi europei, con il 72-82% dei rispondenti che considera queste tensioni una minaccia grave o discreta. Tuttavia, anche le tensioni con gli USA vengono percepite come un fattore di rischio, con una maggioranza di persone in Spagna (58%), Germania (55%) e Francia (53%) che le ritiene minacce importanti alla pace continentale; in Italia, questa cifra si attesta al 48%.

Nell’eventualità in cui una nuova guerra mondiale si verificasse, un’ampia maggioranza (68-76%) in ogni Paese ritiene probabile che nel conflitto si farebbe ricorso alle armi nucleari. Non sorprende dunque che i più (57-73%) si aspettano anche che una nuova guerra mondiale causerebbe un numero di vittime ancora maggiore delle precedenti. Una fetta rilevante dei rispondenti (25-44%) ritiene persino che un terzo conflitto mondiale nei prossimi 5-10 anni causerebbe la morte della maggior parte delle persone nel mondo.

Coinvolgimento del proprio Paese e fiducia nelle capacità militari

Se una nuova guerra mondiale scoppiasse, una larga maggioranza delle persone in ciascuno dei Paesi intervistati ritiene probabile che il proprio Paese vi prenderebbe parte: si va dal 66% degli italiani all’89% dei britannici.

Tuttavia, la maggioranza degli europei ha scarsa fiducia che le proprie forze militari sarebbero in grado di difendere il Paese qualora venisse attaccato nel contesto di una terza guerra mondiale: si va da un minimo del 16% in Italia a un massimo del 44% in Francia. Discorso diverso per gli USA, dove il 71% ritiene le proprie forze armate in grado di difendere il Paese in caso di attacco.

Legittimità del ricorso alla forza militare

Seppure una maggioranza di europei e statunitensi ritenga imminente un terzo conflitto mondiale e probabile il coinvolgimento del proprio Paese (preparato a difendersi o meno), gli stessi rispondenti reputano il ricorso alla forza militare giustificato solo in un numero limitato di situazioni. Per esempio, solo una netta minoranza (9-19%) ritiene che il proprio Paese dovrebbe ricorrere alla forza militare per proteggere un Paese non democratico che viene attaccato, mentre le percentuali salgono al 18-29% nel caso di un attacco a un Paese democratico. Al fine di prevenire un genocidio, la quota di chi riterrebbe doveroso intervenire militarmente sale a più della metà dei rispondenti nella maggior parte dei Paesi. Simili percentuali sarebbero favorevoli all’uso della forza se un Paese membro della NATO o della UE fosse sotto attacco; tuttavia, gli europei sarebbero più riluttanti a difendere gli USA, con solo attorno a un quarto dei rispondenti che pensa che il proprio Paese dovrebbe usare la forza militare per difendere gli Stati Uniti. L’unico caso in cui una maggioranza assoluta in ogni singolo Paese ritiene doveroso l’uso della forza militare, tuttavia, è per proteggere il proprio territorio.

La sensibilità rispetto all’uso della forza differisce anche tra i vari Paesi: statunitensi e francesi sono più propensi a ritenerlo giustificato per proteggere i propri interessi; i tedeschi sono più restii a giustificare il ricorso alla forza per prevenire un genocidio in un Paese terzo; gli italiani, infine, sono i più riluttanti a giustificare l’uso della forza in qualsiasi circostanza, con solo l’autodifesa a raccogliere più della metà delle adesioni.

Nota Metodologica

Questo studio fa parte del monitoraggio mensile Eurotrack di YouGov. Il sondaggio è stato effettuato sul panel online YouGov tramite metodologia CAWI. I campioni intervistati sono rappresentativi della popolazione maggiorenne in ciascun Paese, in termini di età, sesso, area geografica di residenza, livello di istruzione e appartenenza politica. La base campionaria è la seguente: n=1023 in Italia; n=1622 in Gran Bretagna; n=1081 in Francia; n=2318 in Germania; n=1051 in Spagna; n=1152 negli USA.

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